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FRANCESCO PALPACELLI – ARCHITETTURE

Macerata (AN), 2004

FRANCESCO PALPACELLI – ARCHITETTURE

Localizzazione

Macerata (AN)

Cliente

Ordine degli Architetti di Macerata

Stato

Realizzato

Anno

2004

Team di Progettazione

Sergio Bianchi con Zsofia Dreher, Janos Vagi

Inizio questo breve scritto su Francesco Palpacelli con una frase di Luigi Pellegrin: l’augurio riportato ai margini di un disegno che ritrae il piezometro di Via di Vigna Murata proiettato verticalmente e dilatato orizzontalmente ad accogliere ambiti residenziali spaziali complessi.
La scelta della frase e del disegno ha un senso molto importante per me che Vi scrivo dato che sono venuto in contatto con l’opera di Palpacelli proprio tramite Pellegrin. Era il 1991, io ero uno studente di architettura e frequentavo lo studio di quest’ultimo proprio mentre stava realizzando alcuni di quei disegni.
Prima di allora avevo avuto modo di osservare molte volte il piezometro, abitando non molto lontano da Via di Vigna Murata, ma mai ero riuscito ad esprimere un giudizio in merito all’opera: semplicemente non la capivo. L’insegnamento di Pellegrin mi ha aperto un mondo: quello della responsabilità nel fare architettura.

Responsabilità in primo luogo verso la natura.

Il distacco da terra, profetizzato da Le Corbusier e dai mirabili architetti disegnatori di fantascienza, con la conseguente opportunità di avere un suolo libero e pulito, ha avuto in Francesco Palpacelli un altissimo interprete. Il legame tra le sue architetture e il suolo non è mai invasivo, la materia si libra nell’aria con una leggerezza che sembra materializzare le visioni del costruttivista Jacob Tchernykhov.

Il suolo per Palpacelli non è mai inerte; è un ambito che va plasmato, liberato, mai occupato banalmente. Il suo operare ci ricorda che condividiamo Madre Terra con una miriade di altre creature che quanto noi hanno diritto ad abitare il pianeta.

Una considerazione a parte riguarda la estrema capacità tecnica con la quale Palpacelli riesce a supportare le sue visioni. Osservando le centinaia di tavole di preparazione per il piezometro di Via di Vigna Murata o i disegni per il palazzo del governo della Tanzania si rimane affascinati dalla perizia e dalla precisione.

Non era solo l’eleganza di una mano a concepire quegli spazi, costantemente al comando c’era un’intelligenza vigile ed elegante che aveva ben chiaro il posto dell’uomo nell’universo e che ben sapeva, parafrasando nuovamente un insegnamento di Pellegrin, che la buona architettura è quella che organizza il territorio.